Le organizzazioni sanitarie non sono come le altre organizzazioni: la straordinaria concentrazione di elevate professionalità rende le organizzazioni sanitarie un “luogo” dove è particolarmente importante investire in sistemi di gestione e valutazione delle competenze dei professionisti.
Le competenze necessarie a gestire tale complessità non sono solo di tipo tecnico – specialistico ma anche di tipo manageriale: la complessità e la differenziazione richiama infatti un forte fabbisogno di integrazione ed è proprio per questo motivo che il management – nelle organizzazioni sanitarie – diventa un elemento centrale per il cambiamento e per il raggiungimento degli obiettivi di qualità, efficienza ed economicità che riforme, leggi regionali, ed evoluzione continua del know how e dei bisogni dei cittadini pongono alla base del funzionamento del sistema sanitario.
I ruoli manageriali all’interno delle organizzazioni sanitarie italiane diventano così il vero fattore critico di successo: sono quei ruoli capaci di costruire politiche orientate al futuro, di rinforzare il management professionale, di saper definire obiettivi e raggiungerli ottimizzando l’utilizzo delle risorse, di riuscire a promuovere la professionalità e costruire sistemi di valutazione che premiano i risultati: queste sinteticamente sono le principali sfide a cui sono chiamati oggi a dare risposta i manager delle organizzazioni sanitarie.
Quale può essere quindi il contributo della formazione manageriale nelle moderne organizzazioni sanitarie: la formazione manageriale deve essere capace in un tale contesto di sviluppare strumenti per far crescere un management che sappia analizzare i contesti, orientato a potenziare le proprie capacità di lettura ed ascolto, disposto a cogliere le opportunità ed ad interpretare le politiche calandole concretamente nei complessi meccanismi delle organizzazioni sanitarie.
Formare i professionisti sanitari sulle competenze manageriali significa lavorare, investire e concentrarsi sulla capacità di applicare delle conoscenze organizzative, di sviluppare capacità interpretative dell’ambiente aziendale ed esterno, di applicare strumenti gestionali con professionisti che molto spesso sono abituati a coltivare altre tipologie di competenze, più orientate verso ambiti specialistici.
Lavorare sulle competenze manageriali vuol dire quindi affrontare un processo articolato che coinvolge il singolo individuo nell’organizzazione che, partendo dal proprio know how (aiutato dalla formazione manageriale), cerca di affrontare il futuro e di portare cambiamento ed innovazione: un cambiamento non qualsiasi ma un cambiamento mirato a migliorare i risultati nell’erogazione del servizio agevolando gli operatori e gli utenti in un contesto – come al solito – caratterizzato da risorse limitate.
Le competenze manageriali di professionisti propensi culturalmente ad investire su competenze specialistiche ed abituati ad esaltare questa area rispetto alle altre classiche aree delle competenze [1], possono essere migliorate attraverso una attività formativa particolare: per essere efficace è necessario affiancare alla classica formazione d’aula (o ancor peggio ad una FAD) una attività formativa di tipo attivo, che coinvolga i partecipanti in progetti sul campo capaci di portare il discente – costantemente supportato da tutorship – a confrontarsi con problemi reali, concreti e capaci di trasformare le conoscenze in competenze e quindi di realizzare concrete applicazioni delle conoscenze in attività contestualizzate nella realtà.
Lo sforzo da realizzare è quindi quello di trovare concrete soluzioni a problemi reali, a problemi che interessano a clienti effettivi e presenti che si aspettano dai project work risposte contestualizzate ed applicabili.
Questo approccio è forse l’unico immaginabile in contesti nei quali le competenze sono il vero fattore di successo, per attività e servizi che si basano su un know how che affonda le proprie radici all’interno di esperienze formative e di applicazione pratica delle conoscenze molto impegnative e approfondite. Professionisti che attraverso lunghi anni di studio e di applicazione a metodologie e prassi clinico, diagnostico terapeutiche ed assistenziali acquisiscono competenze distintive; competenze alle quali, infatti, i sistemi di accreditamento dedicano attenzione e strumenti a partire dai “privileges” o clinical competence, per finire agli sforzi dedicati alle Job description individuali e alle job family nel mondo infermieristico, tecnico ed assistenziale.
Lo stesso sforzo va dedicato, nella costruzione di questi strumenti ai ruoli manageriali, partendo dalle scelte nazionali che devono essere capaci di individuare queste tipologie di competenze nelle attività di selezione delle direzioni strategiche.
[1]
A) area delle competenze comunicative/relazionali
B) Area delle competenze organizzative/gestionali Versus
C) area delle competenze tecnico/ specialistiche